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The Babadook

Lutto e funzione paterna

a cura di Luca Ricci

tempo di lettura 2 minuti

Regista: Jennifer Kent

Anno: 2014

Produzione: Australia

 

 

The Babadook è un film horror, forse uno dei pochi horror usciti negli ultimi anni. Non è un film “di paura”, ma un film “di angoscia”, che unisce sensazioni claustrofobiche a terrori mortiferi. Non è un film facile, specialmente all’inizio. La storia ruota intorno a due protagonisti, Amelia (la madre) e Samuel (il figlio) di sette anni. Nella famiglia manca il padre, morto in un incidente stradale mentre portava la moglie all’ospedale per il parto. Da allora, madre e figlio vivono insieme in un’atmosfera surreale, privata di ogni slancio futuro, e incapace di tornare sul passato traumatico. La madre si prodiga in ogni misura per non far soffrire ulteriormente il figlio, che manifesta dei disturbi comportamentali spesso causa di imbarazzo e esclusione sociale. La morte del padre è un tabù; Amelia non ne parla da sette anni.

Una sera, durante il solito rito della favola della buonanotte, il figlio presenta alla madre un libro che lei non ha mai visto e che vorrebbe che gli fosse letto: “Babadook”. È un libro che si veste da favola disegnata per nascondere uno spirito che, se evocato, inizia a perseguitare chi lo evoca. Dapprima Amelia rinnega la realtà del mostro che invece Samuel vede e cerca di allontanare con armi costruite in cantina. La stessa cantina dove gli è proibito andare perché lì ci sono “le cose” del padre defunto. Poi ne viene impossessata, divenendo sempre più preda di impulsi omicidi verso il figlio.

Il clima nel quale lo spettatore è immerso sin dall’inizio è quello di una diade chiusa in un lutto non elaborato, una diade che non riesce a trovare un meccanismo di separazione e che mantiene, negli anni, la stessa dinamica. Il figlio attacca e la madre sopporta; la madre vuole che il figlio cambi senza fornirgli una rverie capace di rendergli comprensibili le sue angosce. Non è mai chiaro, nel film, chi dei due sostenga questa simbiosi, ma sembra che entrambi si muovano sia verso la separazione sia verso la fusione. I confini domestici sono inesistenti. Samuel invade con le urla e i continui richiami la madre, impedendole anche rare e solitarie fantasie di piacere. Poi arriva Babadook, quasi anagramma di “Book Dad”, che fa irrompere una terzietà vissuta come mortifera in un equilibrio claustrofobico che forse stava cominciando a mostrare tutti i suoi limiti. Babadook vuole entrare dentro Amelia, vuole che lei lo accolga. Dopo molte resistenze, Amelia cede e Babadook entra. Con l’entrata in scena del mostro, quando Amelia viene posseduta, la rabbia, le minacce, i rimproveri , le fantasie aggressive verso il figlio escono allo scoperto. Ora è Samuel in pericolo: è arrivato il padre che pone il limite, che separa, che chiude le porte alle stanze proibite mente materna. Babadook, all’inizio sembra essere proprio la fantasia della possibilità di uccidere il figlio a causa della separazione. Sono limiti duri, rabbiosi, omicidi. È il padre nella forma della madre crudele, che esclude.

La vicenda si sposta verso l’esperienza materna della possessione demoniaca. Amelia ha lasciato entrare, di colpo, su richiesta del figlio, il lutto del padre, la sua mancanza. E con lui, anche la mancanza di quel limite che solo può fornire i tracciati per due linee evolutive individuali, di madre e di figlio. Qui inizia il lutto, quello sofferto, detto, rappresentabile, che riprende le linee associative con tutto il sistema dei ricordi e delle esperienze. Il Reale entra prepotentemente nella vita di Amelia: il marito è morto. Il film mostra un’elaborazione traumatica quanto il lutto stesso, quasi una catarsi. Amelia riesce a far uscire Babadook e si confronta con lui, vedendone gli aspetti minacciosi, ma non più mortiferi. Il lutto può e deve essere sopportato. Sicuramente, il dolore non se ne va.

Babadook si nasconde nella cantina, dove ci sono le “cose” del padre defunto. Qui, Amelia gli porta giorno dopo giorno dei vermi da mangiare. Lo tiene in vita con ciò che sta “sotto terra”. Ogni giorno, Amelia si confronta con le angosce che Babadook gli presenta, ogni giorno la spaventa. Lei è più forte e non crolla. Gli conferisce il suo statuto di defunto che, in quanto lutto, non può essere dimenticato del tutto. Questa è l’elaborazione nel tempo. Samuel chiede di poter scendere con lei. Amelia fornisce un “no” accogliente; Samuel è ancora piccolo. Adesso, la madre può dire al figlio: “Tuo padre è morto, ma non è sparito”. Adesso si può dire, se ne può parlare.

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