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Robocop

La vendetta del vero Sé

a cura di Luca Ricci

tempo di lettura 2 minuti

Regista: Paul Verhoeven

Anno: 1987

Produzione: Stati Uniti d’America

 

 

Belli quei movimenti Murphy”

(Lewis a Murphy)m

Murphy è un agente di polizia che viene trasferito in un distretto particolarmente pericoloso della “vecchia” Detroit. Siamo in un futuro distopico e l’organizzazione OCP mira a ricostruire Detroit, diventata ormai una giungla intrisa di delinquenza incontrollabile. La OCP ha intenzione di sostituire le forze di polizia locali con dei robot d’avanguardia. La prima proposta, fatta dal Vicepresidente spietato e corrotto, per questo robot è l’ED-209, minaccioso, potentissimo, ma talmente robotico che un solo intralcio nel programma diventa pericoloso. ED-209 ucciderà un dirigente dell’OCP durante la dimostrazione. La seconda proposta è quella di un apicale arrivista che coglie l’occasione di scavalcare il vicepresidente. Il “programma Robocop” attende solo un volontario. Sulle strade di Detroit i poliziotti muoiono. Murphy inizia la sua prima missione insieme alla compagna che gli hanno assegnato: l’agente Lewis. Prima di ricevere la chiamata per la missione, i due sono a prendere un caffè e Lewis nota i movimenti da “pistolero” che Murphy fa nel rinfoderare la pistola. Canzonandolo un po’, Murphy è costretto ad ammettere che quei movimenti non li fa solo per impressionare il figlio, ma che piacciono anche a lui. Murphy è il bravo poliziotto, la brava persona, dedito al dovere e con una forte etica. La missione lo porta a confrontarsi con Clarence Boddicker, uno spietato “ammazzasbirri” che gestisce con la sua banda il crimine nella vecchia Detroit. Murphy fallisce nella sua missione e viene ucciso, diventando così il candidato per il “programma Robocop”.

Robocop è un poliziotto con delle direttive fornite dalla OCP che lo rendono inesorabile contro il crimine. Una macchina perfetta. Tuttavia, durante una ronda, si imbatte in uno degli uomini di Boddicker e inizia a “sognare”, il passato torna in flashback dolorosi e nostalgici. Robocop-Murphy inizia così la ricerca di colui che gli ha tolto tutto. Intanto il Vicepresidente uccide il rivale aziendale per riprendere il controllo, insieme a Boddicker, della città e tenta di distruggere Robocop. Questi si salva con l’aiuto di Lewis e, capita la corruzione del Vicepresidente, cerca di arrestarlo. Lewis toglie il casco a Murphy, esponendone il volto, se ne prende cura e lo aiuta a recuperare la mira. Insieme reggono l’assalto degli scagnozzi di Boddicker.

Robocop sembra una parabola del disvelamento del vero sé, quello spontaneo, dei giochi con la pistola e dell’identificazione col figlio che gioca. Un Sé che viene “ucciso” perché non riconosciuto nella sua autorità ad essere genuino e che viene “riprogrammato” con delle direttive di una “madre” sociale che lo vuole a tutela di sé e non libero nello sviluppo. I programmi sembrano essere i bisogni della madre, che si innestano subdolamente sulle spinte genuine. È un sacrificio enorme quello che Murphy deve fare per diventare uno “sbirro perfetto”: deve morire, dimenticare il suo nome, cambiarlo. Solo Lewis lo riconosce mentre cammina imperioso e meccanico, e gli chiede “Sei tu, Murphy?”, lasciandolo in disorientato. Il nome del vero Sé, il suo riconoscimento da una madre sufficientemente buona, disorienta la struttura robotica, pone un’altra crepa nel falso Sé di titanio e kevlar. Sempre Lewis, che continua a vederlo non come un robot, ma come una persona, se ne prenderà cura una volta che Robocop verrà perseguitato dalla OCP e quindi dagli ex colleghi della polizia. Nel momento in cui Lewis toglie il casco all’amico, lui si premura di avvertirla: “Quello che vedrai, potrebbe non piacerti”. Qui sembra esserci l’atto di ri-nascita del vero Sé: qualcuno lo guarda per come è, lo accetta nel suo essere e, porgendogli uno specchio, gli restituisce la sensazione che può essere senza timore, né per sé né per l’altro. Armato di pistola e spontaneità, Murphy si fa strada nella catena della vendetta e, soprattutto, verso il riconoscimento del suo nome.

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