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Ritorno al futuro

Il flusso sessualizzatore

a cura di Luca Ricci

tempo di lettura 2 minuti

Titolo originale: Back To The Future

Regia: Robert Zemeckis

Produzione: USA

Anno: 1985

 

 

Qualcosa sta andando male. Qualcosa è andato storto. Nella sua casa a Hill Valley, California, Marty vive con la sua famiglia,i McFly, in un clima depressivo. Lorraine, la madre, sembra immersa in una ruminazione del suo passato, il cui portato doloroso viene stemperato e ovattato dall’alcool. George, il padre, è succube del bullo che lo maltrattava alle scuole superiori e che ora, da capoufficio, lo tiranneggia. Il fratello, più scanzonato, offre un’immagine anacronistica di un prepubere rassegnato. La sorella vive nell’attesa consolatoria del mito materno dell'”uomo giusto” che la salverà. Una depressione della vitalità, pulsionale. La coppia genitoriale si è fermata da qualche parte dello spazio o del tempo. Marty è un elemento fuori posto, nel carattere e nella spinta pulsionale. In quanto adolescente sente l’energia vitale dalla sua parte, la incanala nella musica, nella relazione con la ragazza che ama “moltissimo”, nel cambiare l’immagine della famiglia McFly a Hill Valley. La spinta a “uscire dagli schemi” si riflette anche nella sua frequentazione di Doc. Eemmet L. Brown, uno scienziato/inventore caduto in disgrazia per finanziare i suoi progetti, ma sempre teso a fare l’invenzione della sua vita. Marty, adolescente che si oppone alle regole semplicemente ignorandole, è messo in guardia dal Preside della scuola, Strickland, il quale lo ammonisce con un “Se continuerai a frequentarlo diventerai un fallito. I McFly non hanno mai contato niente nella storia di Hill Valley”. L’adolescente arrogante risponde: “Ma la storia cambierà”. Qualcosa è andato storto nella vita di Marty. 

La storia comincia a cambiare quando Doc lo coinvolge, una notte, in un esperimento segreto: una macchina del tempo, il cui “flusso canalizzatore” è alimentato a plutonio e il cui progetto risale al 1955. Doc ne racconta la storia al ragazzo, impostando la data “5 novembre 1955” sul display della plancia. Il plutonio Doc l’ha rubato a dei terroristi che tornano per vendicarsi. Doc viene ucciso, Marti fugge con la macchina del tempo e, accelerando a 88 miglia orarie, torna a ritroso nel 1955. incontrato il padre, lo segue e lo sostituisce nel momento del primo incontro dei genitori. Diviene così l’oggetto di desiderio di una giovane madre molto sessualizzata. Fin qui, tutto bene per la fantasia. ma il prezzo è alto, una castrazione esistenziale: se i genitori non si innamorano, Marty non nasce. Ma come sessualizzare una coppia che si è legata sul sentimento tenero della compassione (il padre era stato ricoverato in casa della madre perché investito dal padre di lei; “il complesso samaritano”, lo definisce il Doc del 1955)? E come farlo in una settimana, prima che ci siano le condizioni per effettuare un ritorno al futuro in assenza del plutonio, che nel 1955 non si compra certo “nella drogheria sotto casa”?

Si potrebbe pensare che Ritorno al futuro sia un film che sfrutta, con l’ironia degli anni 80 del 1900, il complesso di Edipo. E probabilmente è anche così. Probabilmente riesce a rappresentare, deformandola in modo accessibile alla Coscienza, la fantasia della sostituzione del padre presso i luoghi della madre. Ma Marty sembra turbato anche per qualcos’altro. “È un miracolo che io sia nato, Pà… papparappapà”, è l’atto mancato che Marty fa quando tenta di spingere un giovane e apulsionale padre a chiedere a Lorraine di andare al ballo della scuola, occasione del primo bacio. Quello che si prospetta sono le voci del futuro del Preside Strickland, il terrore di non avere geneticamente la pulsione, la spinta alla vita e al godimento. L’energia di creare la propria storia. Marty non è solo colui che ripara a un danno edipico, ma è anche il figlio che riporta la pulsionalità nella coppia, il figlio che si sottrae alle seduzioni materne per riabilitare il padre, per vivificare la coppia e poter nascere davvero. Narcisizzando il padre degli investimenti che la madre aveva rivolto al figlio, Marty esce dall’Ideale dell’Io per poter tornare dalla fidanzata che lo ama moltissimo. Una fantasia edipica, una ricostruzione ideale della coppia genitoriale. Un adolescente che ha bisogno di un contesto affettivo definito, forte e non ambiguo e spento. Una fantasia sul ruolo del figlio nel riportare il passato pulsionale ai genitori per aprire alla libertà (seppur idealizzata) di una vita e di una storia pulsionale.

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