OPEN DAY 14 settembre 2019 La psicoterapia psicoanalitica tra tecnica e clinica

Psicoanalisi

OPEN DAY 14 settembre 2019 La psicoterapia psicoanalitica tra tecnica e clinica

 di Cristina Pratesi

“Parole (e silenzi) come magie “

 Bene, dopo questo intervento della dottoressa Lapi, accurato e molto preciso, che veramente aiuta a focalizzare cosa si trova e come ci si trova, come ci si sente, nel percorso della Psicoterapia Psicoanalitica, entriamo nel vivo del lavoro clinico.

Mi sono concessa un piccolo divertissement, facendo accompagnare il mio intervento da alcune slides, in cui ho scelto di mostrare foto di un Freud giovane, così come giovani sono gli studenti che sono qua oggi.

Questa che vi presento è una psicoterapia vis – à – vis, ad una seduta settimanale, terminata prima dell’estate e che è durata circa 5 anni.

Voglio premettere, come ad esempio affermano Gill ed altri (Biggio, Gagliardi), che il mutamento della frequenza delle sedute (oggi sono assai più frequenti le psicoterapie once a week di quanto non lo fossero in passato) non comporta affatto uno “scadere” della terapia stessa, una terapia di serie B, anzi! Non possiamo qui addentrarci nel tema specifico ma la terapia vis a vis monosettimanale si configura come strumento operativo importante ed a volte addirittura fondamentale nella pratica clinica istituzionale e/o privata; una scelta più consona alle possibilità interne e anche reali del paziente, che tende comunque a mantenere valide le funzioni più mature presenti nel paziente stesso , sostenendo i suoi movimenti verso la “progressione”, il cambiamento, la crescita, attraverso un processo che consente anche comunque di integrare, via via, gli aspetti più regrediti. Inoltre il transfert assume un assetto particolare; il pensare per immagini attiva un’attenzione fluttuante in assenza del paziente e una particolare rêverie in sua presenza: “Oggi vediamo… pazienti… nella maggior parte dei casi in sedute mono-settimanali… Il tempo dell’analisi è molto modificato e non è strano dal momento che è radicalmente mutato il rimo della vita… eppure l’essenza del discorso analitico, il suo cuore non si è discostato molto dal punto di partenza: indagare l’inconscio…” (S.Grasso 2014)

“Quest’area clinica per noi in Italia appare essere un’importante questione; molti pazienti, pur con differenti assetti di sofferenza – dalla nevrosi, ai pazienti narcisistici e borderline o con dipendenze patologiche – manifestano una certa difficoltà verso un impegno multisettimanale.” (Biggio G. 2017)

Vengono spesso portate, a giustificazione, motivazioni della realtà concreta: difficoltà economiche e a gestire un orario e un ritmo di lavoro frenetico – specialmente nelle metropoli – oppure un confronto con le terapie cognitivo-comportamentali che garantiscono una guarigione dal sintomo con un numero di sedute minore e meno frequente.

“La difficoltà del paziente verso il setting plurisettimanale è oggi una realtà nota; un tempo la fiducia verso l’autorità indiscussa del professionista non lo permetteva. Lo psicoterapeuta si trova spesso a “risalire la china”, preso tra elementi di realtà che caratterizzano la modernità e le utilizzazioni difensive degli elementi della realtà da parte del paziente. In questi casi la flessibilità, sia nella costruzione diagnostica che nella costruzione del setting, sono per noi fondamentali per realizzare una solida alleanza e una continuità del percorso terapeutico.” (Biggio G. 2017)

 

Ho intitolato questo mio intervento “Parole (e silenzi) come magie“, mutuandolo da una frase che Freud scrisse in <Introduzione alla Psicoanalisi >

(SLIDE 2)

Freud scriveva “Originariamente le parole erano magie e, ancora oggi, la parola ha conservato molto del suo antico potere magico. Con le parole un uomo può rendere felice l’altro o spingerlo alla disperazione, con le parole l’insegnante trasmette il suo sapere agli allievi, con le parole l’oratore trascina con sé l’uditorio e ne determina i giudizi e le decisioni. Le parole suscitano affetti e sono il mezzo comune con il quale gli uomini si influenzano tra loro. Non sottovaluteremo quindi l’uso delle parole nella psicoterapia e saremo soddisfatti se ci verrà data l’occasione di ascoltare le parole che si scambiano l’analista e il suo paziente.

(SLIDE 3)

“Ma nemmeno questo ci è possibile. Il colloquio nel quale consiste il trattamento psicoanalitico non ammette alcun ascoltatore, non si presta a dimostrazioni”

( SLIDE 4)

“E’ vero che anche un nevrastenico o un isterico può essere presentato agli studenti, in una lezione di psichiatria, ma allora racconta le sue pene e i suoi sintomi, nient’altro. Le comunicazioni dl cui l’analisi ha bisogno, egli le fa solo a condizione che esista un particolare legame emotivo con il medico; ammutolirebbe non appena notasse un solo testimone a lui indifferente. Queste comunicazioni riguardano infatti la parte più intima della sua vita psichica, tutto ciò che, come persona socialmente autonoma, egli deve nascondere di fronte ad altri, e inoltre tutto ciò che, come personalità unitaria, non vuole confessare a sé stesso.»

(SLIDE 5)

«Voi non potete dunque essere presenti come ascoltatori a un trattamento psicoanalitico. Potete soltanto sentirne parlare, e farete conoscenza con la psicoanalisi -in senso stretto- solo per sentito dire. Con questo insegnamento, per così dire di seconda mano, venite a trovarvi in condizioni del tutto insolite ai fini della formazione di un giudizio. Quest’ultimo dipenderà evidentemente, per la maggior parte, dalla fede che potete prestare all’informatore.»

Anche se proprio Freud, quindi, ci dice che non è concesso ascoltare le parole pronunciate nelle sedute, ma solo conoscerle “per sentito dire”, mi sforzerò di rendervi il più possibile partecipi del nostro lavoro, dove anche i silenzi – del terapeuta e del paziente – hanno senso e significato e contribuiscono in modo importante al processo terapeutico.

Cercherò di procedere su un doppio binario: da un lato il racconto di ciò che riporta la paziente, dall’altro alcune mie considerazioni come terapeuta.

Ovviamente i nomi che ho utilizzato non sono quelli originali, per proteggere la privacy della paziente.

Altrettanto ovviamente, per ragioni di tempo, è stato necessario circoscrivere al massimo tutto ciò che è emerso nella terapia, limitandosi ai punti salienti del percorso effettuato.

Caso clinico (omissis)

…Omissis…

Da questo “sentire” la strenua difesa della paziente, la terapeuta decide di fare solo un piccolo intervento, riportando in luce il sentimento verso la coppia genitoriale piuttosto che centrare l’attenzione ad esempio sulle relazioni più attuali ed eclatanti, più “eccitanti”.

…Omissis…

Lentamente col proseguire delle sedute, cominciano ad affiorare ricordi, e ben presto le parole della paziente diventano un fiume in piena

La terapeuta ascolta. Per molto tempo interverrà pochissimo, preferendo offrirle il silenzio, come uno spazio capace di accogliere e contenere. Quindi non un luogo VUOTO, non un luogo di solitudine, ma un silenzio affettivo, “caldo”, empatico: una specie di culla termica dove i pensieri possano cominciare a nascere, a crescere, a svilupparsi.

…Omissis…

Quando la terapia giunge al termine, la paziente ha rielaborato e rinsaldato il rapporto con i familiari, in modo più affettuoso e partecipe, non parla più di “provare odio” verso di loro, ma riconosce la grande fatica e la grande sofferenza che il rapporto con loro e soprattutto con la madre le provoca. Tanto da dover tenere ancora delle distanze, più chilometriche però che emotive: ha infatti potuto riconoscersi con alcune parti realmente “malate” della madre ed arrivare anche a provare talvolta un moto di empatia verso di lei.

…Omissis…

Bibliografia

Biggio G. (2017) La psicoterapia psicoanalitica tra complessità e apertura al futuro” (Relazione Convegno nazionale SIPP)

Freud S. (1913). Nuovi consigli sulla tecnica della psicoanalisi: 1 Inizio del trattamento. OSF, 7.

Freud S. (1915-1917). Introduzione alla Psicoanalisi OSF, 8.

Gagliardi, A. (2017), “Controtransfert, tempo e attenzione fluttuante”, in Psicoterapia Psicoanalitica, n. 1, 2017.

Gill M. M. (1994), Psicoanalisi in transizione. Tr. it. Raffaello Cortina, Milano, 1996.
Gino, M., Romano Toscani, R. (a cura di) (1998), Ritmo e setting. Borla editore, Roma.
Gino, M., La Psicoterapia Psicoanalitica “Once A Week”. “Aspetti Teorico-Clinici Introduzione”, in Psicoterapia Psicoanalitica, n. 1, 1997.

Grasso, S. (2014), ” La psicoterapia e l’esperienza della cura”, in Psicoterapia Psicoanalitica, n. 2, 2014.

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