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Il numero 44 dedica uno spazio ragguardevole a tre articoli monotematici sulle problematiche psicologiche della “terza età. Vari autori, con particolare competenza ed esperienza sul tema, presentano questa fase ultima della vita con qualitàespressive diverse, tali da non sovrapporsi.
Danielle Quinodoz titola il suo paper: “Invecchiare: tempo cronologico e secondi di eternità; è sul tempo e sul ricordo trattenuto ed elaborato che si svolge l’argomento in maniera evocativa senza nulla togliere alla concettualitàe alla tecnica. L’intensità del presente èper l’Autrice collegata con frammenti del passato; il suo pensiero èefficacemente espresso nelle battute iniziali del suo scritto: “Quando pensiamo intensamente all’insieme della nostra vita, spesso prendiamo coscienza che certi brevi momenti, vissuti intensamente, una particolare frase o una particolare reazione, apparentemente anodina, hanno animato tutta la nostra esistenza poichéin esse si condensava una presa di coscienza che sarebbe rimasta sotterraneamente presente per tutta la nostra vita. Marcelle, 72 anni, mi racconta: ‘… Avevo 6 anni e stavo sgranando i piselli insieme a mia nonna che, allora, mi sembrava molto vecchia.
Non ricordo di cosa fosse fatto il nostro chiacchierare, tuttavia sento ancora me bambina che le chiedo: -Se qualcuno ti dicesse che morirai tra un quarto d’ora, che cosa faresti? – Mia nonna mi ha guardato attentamente e mi ha risposto: – Continuerei a sgranare i piselli accanto a te -’”!
Rigoroso e molto nutrito si presenta l’articolo delle psicoterapeute Daniela Bolelli e Nadia Pratesi dal titolo: L’ingresso nella senilità come crisi.
Per introdurre una breve sintesi con le parole delle stesse autrici, “Questo scritto nasce nell’ambito di una riflessione sui modelli di psicoterapia psicoanalitica con l’intento di tendere alla modellizzazione degli interventi psicoterapici in situazioni cliniche che si inseriscono su problematiche comuni come ad esempio nel caso dell’adolescenza e dell’ingresso della senilità.
L’articolo èegregiamente diviso in sottotitoli, ognuno corredato da un caso clinico stringato ed esaustivo: “Le piùimportanti caratteristiche dell’etàanziana”, “Le trasformazioni corporee fino alla dismorfobia”, “Il difficile rapporto con i coetanei specchio di sé, “La riflessione sul passato”, “La sessualitàtra desiderio e frustrazione”, “L’invidia tra rimpianto e tenerezza”, “Riflessioni tra maturitàe senilità, “Quando c’èla crisi i nodi vengono al pettine”, “La depressione e l’angoscia di morte”, “L’angoscia di morte nell’anziano”, “Il rimpianto della guarigione tardiva”, “Gli obbiettivi del trattamento psicoterapeutico degli anziani e osservazioni sulla tecnica”.
Il terzo contributo che presentiamo riguarda la trascrizione di un seminario organizzato dalla A. F. P. P. condotto da Chiara Nicolini, psicoterapeuta, docente presso l’Universitàdi Padova presso la quale èanche direttrice del corso di specializzazione su “Ciclo di vita”. La conduttrice del Seminario trae fonte, per la sua profonda e affettuosa ma circoscritta disamina, da un libro da Lei scritto con la collaborazione di un gruppo di lavoro, come testimonianza e descrizione di una esperienza sul campo con gli anziani, profondamente pensata e discussa.
Anche qui ci si occupa del declino del corpo e della conseguente “discesa della genitalità. Le autrici dell’articolo si esprimono con una riflessione di un autore americano di grande e meritato successo: “Quando sei giovane, èl’esterno del corpo che conta, l’aspetto che hai esternamente. Quando invecchi, ciòche conta èquello che c’èdentro, e la gente smette di badare all’aspetto che hai” (P. Roth, Everyman,2007).
Nel leggere l’articolo incontriamo riflessioni molto belle a proposito delle immagini di “Séallo specchio”; alcune risorse possono arrivare dal metapensiero psicoanalitico e dagli incontri psicoterapeutici: “Proprio perchéabbiamo poco tempo ed il paziente lo sente, capita sovente che l’anziano superi piùin fretta le sue resistenze e,quelle che sono le tappe che a volte sappiamo dovere aspettare con i nostri pazienti, spesso con gli anziani si bruciano”.
Nadia Buonamici ha scritto per Contrappunto un’esperienza di “Gruppo terapeutico mediato dal racconto”, la discussione rispetto a questo lavoro èstata oggetto di attenzione in un seminario della A. F. P. P.; da rilevare la descrizione del materiale emerso e della metodologia usata: interessanti risultano il verbale di un dettagliato caso clinico ed un capitolo sul pensiero di gruppo, la ricca bibliografia ed un racconto finale “A ognuno la sua fioritura” di Kristian Allert-Wybranietz.
Per la rubrica Ritagli èstato tradotto in italiano dal francese un lavoro di Julia Kristeva, filosofa, semiologia,psicoanalista e scrittrice: numerosissimi sono i suoi titoli professionali e accademici ed i suoi saggi e romanzi, tradotti in varie lingue straniere. L’articolo che presentiamo èderivato dall’intervento che la Kristeva ha tenuto a Parigi, in occasione dell’XI Colloque, organizzato dalla SociééMedicine e Psychanalyse, sul tema “Lo statuto della donna nella medicina: tra corpo e psiche”. L’Autrice, che èstata una delle voci piùsignificative del femminismo francese ed ha perciòdedicato una importante trilogia a tre “geni femminili” – Melanie Klein, Hanna Arendt e Colette- ritiene attualmente che “ la centralitàdella maternitàe il ritorno della tradizione mettano in discussione le conquiste del femminismo, soprattutto quando la maternitàèprigioniera delle preoccupazioni materiali e sanitarie”. Secondo Kristeva le tecniche mediche, se da un lato si preoccupano di facilitare la procreazione, di fatto favoriscono la drammatica scissione tra il corpo e la mente, tra biologia e il senso, tra genitrice e la madre. Si tratta allora di trovare un nuovo modo di articolare la biologia femminile (gestazione) con il senso di essere donna (legami da costruire con il primo “altro”, il bambino). Riuscire a pensare dal punto di vista dell’altro, cercando di sviluppare l’alteritàdei propri figli, biologici o simbolici, costituisce una prospettiva che consentiràalle donne di essere all’avanguardia della civiltà Un grande insegnamento in tal senso ci viene dato anche da donne che si sono consacrate alla creazione artistica, come Teresa d’Avila, la santa spagnola del XVI secolo, cui Kristeva ha dedicato un recente saggio-romanzo.
Nella sezione Congressi e Convegni, viene riportato il resoconto di un incontro internazionale tra i trainers di Infant Observation, avvenuto in una sede molto lontana, Cittàdel Mexico: questo Segundo Coloquio Internacional de Formadores en Observacion de Bebé, organizzato dalla Asociacion
Psicoanalitica Mexicana, èstato promosso dal network degli specialisti di varia nazionalitàche si occupano dell’insegnamento dell’Infant Observation, nell’intento di valorizzare la diffusione che tale metodologia sta avendo in molti paesi dell’area Centro-Sud Americana. Numerosi i personaggi di rilievo che hanno dato il loro contributo: Jeanne Magagna, Gianna Polacco Williams, Regine Prat, Jorge Tizon, Rosella Sandri, Monica Cardinal, e altri.
Le tre giornate congressuali si sono articolate intorno ad un vivace scambio e confronto trilingue anzitutto su esperienze di osservazione svolte in contesti socio-politici alquanto particolari, molto diversi dal nostro: dalle pericolose bidonville di Bogotà dove lo svolgimento del training osservativo costituisce una sfida non esente da pericoli, alla ricca borghesia brasiliana, in cui peraltro la funzione contenitiva della famiglia rispetto al bebèèaltrettanto precaria. A queste presentazioni èseguita la discussione sull’impatto che le diverse realtàsocio-culturali e geografiche hanno rispetto all’osservazione dei bebée alla pratica della formazione; attraverso un “giro del mondo” delle pratiche osservative improntate al modello di Esther Bick, ci si èconfrontati su quali siano le modalitàpiùidonee per preparare gli osservatori e sostenerli, specie quando essi si trovino di fronte a situazioni emotivamente perturbanti.
Uno spazio molto interessante èstato quello dedicato alle diverse applicazioni del metodo osservativo: nella formazione degli operatori che si occupano del recupero dei bambini con grave disagio psico-sociale (G. Polacco ha descritto il suo lavoro di supervisione alla Fondazione Jaconi di Puebla per i niñs de rua), nella prevenzione della psicopatologia precoce (J. Tizon ha costituito a tale scopo a Barcellona una “Unitàfunzionale per l’attenzione alla salute mentale della prima infanzia”); Luigia Cresti, che rappresentava l’osservazione in Italia, ha presentato il lavoro di indagine sugli albori della relazione madre-bebèe sul processo di costruzione della “maternitàinteriore” (svolto nell’ambito dell’Osservatorio fiorentino), illustrando la funzione di sostegno e accompagnamento della donna in gravidanza, che puòsvolgersi attraverso l’estensione del modello dell’Infant Observation : un aspetto particolarmente significativo, tra quelli discussi, èstato quello delle complesse implicazioni psicodinamiche che riveste l’esame ecografico.
Nell’ambito della ricerca, M. Rustin, dalla Tavistock Clinic di Londra, ha presentato in videoconferenza le sue conclusioni sulla possibile e proficua integrazione tra le metodologia di ricerca piùtradizionali e i dati desumibili da prolungate esperienze di Infant Observation, i cui dati hanno potuto essere codificati.
La psicoanalista francese Réine Prat ha contribuito attivamente ad animare la discussione sull’impatto che le diverse realtàsocio-culturali e geografiche hanno rispetto all’osservazione dei bebée alla pratica della formazione, evidenziando la necessitàdi definire piùcompiutamente l’identitàe i requisiti dei “formatori” e l’importanza che comunque in tal senso hanno rivestito gli incontri tra i colleghi delle varie nazionalità che ormai da quasi venti anni si sono periodicamente svolti nelle sedi piùdiverse.
Per la rubrica Recensioni, Laura Mori fa la recensione del libro di Marco Mastella dal titolo: “Sognare e crescere il figlio di un’altra donna: Ascoltando e sperando con i genitori adottivi”. Siena Cantagalli, 2008. La recensione inizia con una frase di Soulèriportata dall’autore: “èpiùdifficile essere genitori adottivi che figli adottivi”. Qual èil percorso che consente di diventare genitori adottivi? Marco Mastella, medico specializzato in psicologia medica e neuropsichiatra infantile, nonchépsicoanalista, racconta la sua esperienza di conduzione di “gruppo di ascolto” con genitori adottivi che si riuniscono con la sua supervisione per capire meglio séstessi nell’intreccio di emozioni e rappresentazioni che sottolineano l’avventura esistenziale del rapporto di genitori di figli che non sono figli, ma in qualche misura piùche figli!
L’attenzione di Mastella di cui ci parla Laura Mori, èrivolta alla ricerca di costruzione di una “genitorialitàinteriore”. Un libro utile e originale in quanto le problematiche dell’adozione emergono dal materiale di gruppo.
Gina Ferrara Mori recensisce per questo numero di Contrappunto un lavoro di Dina Vallino dal titolo: “Fare psicoanalisi con genitori e bambini”.
Una recensione ricca di annotazioni critiche e riflessioni personali di Gina Mori scaturite dalla lettura e dai quesiti che questo libro le pone.
L’autrice della recensione èinteressata a descrivere cosa èstata per lei l’esperienza della lettura del volume: capitolo per capitolo illustra la svolta metodologica innovativa di Dina Vallino che ci mette a contatto e ci fa comprendere la particolaritàdella “consultazione partecipe”, il suo setting, la sua progettualità Gina Ferrara Mori ci invita a condividere il suo interesse per questa lettura che ci lascerà“piùricchi di apprendimento e piùaperti verso una nuova visione della psicoanalisi infantile”.
Chiude come di consueto il numero 44 di Contrappunto il Notiziario dell’Associazione dove si riporta l’attivitàfatta in questi mesi e quella prevista per l’immediato futuro.

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