Recensione Libro di Michele Cocchi
Luglio 11, 2025 2025-07-11 7:16Recensione Libro di Michele Cocchi
La casa dei bambini
Fandango, Milano, 2017
di Michele Cocchi
Recensione a cura di Luca Ricci
Il romanzo di Michele Cocchi “La Casa dei bambini” (Fandango Editore, 2017) è una lettura che non si limita a una storia, a delle parole. È una lettura delle esperienze narrate, che coinvolge il lettore evocando in lui sensazioni e emozioni, facendogliele vivere in prima persona. Le vicende narrate sono quelle di un gruppo di bambini ospiti, loro malgrado, di una struttura di accoglienza: la “Casa”.
Luogo che accoglie e luogo che confina, dà regole e fa da cornice alle relazioni che si creano tra i bambini. Orfani o abbandonati, conoscono solamente la realtà all’interno delle mura della struttura. Ciò che avviene all’esterno è un tabù imposto dagli adulti. Un tabù che coinvolge anche il passato dei bambini e che s uscita in loro curiosità. Nella “Casa” si parla solamente di ciò che avviene dentro, delle regole e del presente, di ciò che serve per farli crescere e prepararli alla realtà. Chiedere cosa avvenga fuori o curiosare sul passato è vietato. Ecco che i bambini vivono protetti da qualcosa di ignoto, nell’attesa di potersi affrancare e esplorare una realtà che gli è preclusa. Nel contesto protetto e chiuso di questa istituzione, si intrecciano le storie di un gruppo di bambini. Storie forgiate sull’emotività infantile e pre-adolescenziale di piccoli senza famiglia.
Ogni dialogo e incontro riesce a prendere per mano il lettore con la delicatezza e la “crudezza” sincera che ha ogni incontro con le cose vere, per portarlo all’interno delle emozioni e dei pensieri dei bambini della “Casa”. Con un esterno vietato, vengono allora percorsi i ripidi e emozionanti sentieri della vita di comunità dei bambini: le alleanze, le scoperte, le rivalità, i patti e i tradimenti. Il patto profondo tra “fratelli acquisiti” che si scontra, nei vari bambini, col bisogno di essere “scelti” da una famiglia e uscire così dalla comunità.
Una vittoria che comporta necessariamente una sconfitta; un bisogno soddisfatto si lega ad una enorme frustrazione.
I capitoli prendono il nome di alcuni bambini, ma non si è mai “soli” con quel bambino. La narrazione è sempre corale, composta da più voci, che sono le emozioni che si dispiegano nell’essere da sempre in relazione. Nella loro individualità, i personaggi mostrano quanto la loro personalità si sia forgiata negli affetti fraterni e nella condivisione amicale. È una storia sempre collettiva dove il personaggio è se stesso solo in quanto membro di un gruppo. Insieme i bambini costruiscono il loro passato, evocando, di nascosto dagli adulti, labili frammenti di ricordi; insieme immaginano il futuro, l’esterno della “Casa”, quel mondo di cui non si può parlare. Le parole scelte dall’Autore per la costruzione di questi personaggi collettivi sono sempre “reali”, fatte di quella realtà impregnata dei vissuti e delle sensazioni di chi la vive. Sono parole sincere, che richiamano allo stesso tempo la delicatezza e la crudezza della condizione infantile, con tutta la violenza delle sue emozioni.
La narrazione, che ha il sapore di una quotidiana attesa dell’ignoto, trasporta fra le stanze, i corridoi e gli spazi aperti della struttura, richiama odori, suoni e sapori; fa entrare il lettore nel gruppo dei bambini per condividerne le ansie, le rabbie, i patti incrollabili che solo quell’età può creare.
La “Casa”, con le sue regole, i suoi rituali, le sue gerarchie, sembra proporre un presente, un tempo fermo in un luogo fermo, in cui i bambini, nella costante oscillazione tra il bisogno di protezione e la spinta verso l’esplorazione, non sembrano dover crescere. Ma i bambini poi crescono, escono da quel luogo sicuro e limitante e incontrano la realtà. Quella realtà tanto agognata e sognata insieme nei dormitori e alla quale si dovevano preparare. La narrazione, infatti, prosegue all’esterno del cancello e del muro di cinta, nel duro confronto con la realtà, nella vita del singolo bambino cresciuto, con le sue esperienze e ricordi della quiete e della profondità delle relazioni infantili. Anche qui, sembra che sia ancora il bambino della “Casa” a filtrare le esperienze, a vivere con la pelle gli avvenimenti nel mondo esterno. Ogni narrazione porta con sé sensazioni vivide e tutta la profondità del dialogo interno che ciascuno accompagna alle proprie vicende. Un dialogo che ha iniziato a costruirsi proprio nell’esperienza comunitaria con gli altri bambini.
Nella dura realtà, sembra che la “Casa” sia un luogo di sicurezza in cui poter ritrovare emozioni e legami genuini e protettivi; un luogo che permette ancora di essere piccoli e di poter giocare in un mondo che è fin troppo “adulto” e in cui non si può giocare.
Il romanzo di Michele Cocchi è consigliato per la capacità di descrivere e esplorare il romanzo interno che ognuno di noi costruisce durante la vita infantile e pre-adolescenziale nella relazione con i pari. Una storia che si protrae nel tempo e che colora di nostalgiche tinte emotive le future relazioni paritarie, luogo di scambi profondi e sinceri. Un po’ come se quella “Casa” che protegge e confina fosse la memoria del vissuto generale di continuare ad essere qualcosa che non può più essere.
