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Questo numero raccoglie, come d’abitudine, contributi clinici che si in-trecciano con le riflessioni intorno ad un nucleo teorico “forte”, affrontato in un nostro seminario.il primo articolo di carattere clinico è presentato da Anna Ferruta, il secondo è invece scritto a quattro mani da rita Corsa e Gabriela Gabbriellini.Il quarto stato, il famoso quadro di Pellizza da Volpedo offre ad Anna Ferruta lo spunto iniziale del suo scritto: come se vedesse l’immagine di una moltitudine di genitori sospinti a camminare verso il suo studio per chiedere aiuto per le difficoltà dei loro figli. La funzione genitoriale sta andando incontro a molti cambiamenti, biologici, sociali, affettivi, per i quali talvolta si ricorre alla psicoanalisi per trovare una risposta corretta che espliciti le caratteristiche della funzione genitoriale oggi.
Ma un aspetto della lezione psicoanalitica che è rimasto in ombra riguarda l’importanza dei processi di soggettivazione. La buona salute psichica di ciascuno di noi dipende in gran parte dalla capacità di dare un significato personale alle vicende d’incontro e di relazione che ci accadono, in modo da potere interiorizzare gli oggetti non-me, senza annientare il proprio personale psichismo. È questa l’importanza dei processi di soggettivazione e di costruzione di sé che i figli ci raccontano come elementi essenziali della loro crescita e del loro modo di addomesticare il mondo senza evacuarlo e senza spegnersi come individui. “Alla ricerca di genitori e figli smarriti” è un’espressione che riguarda lo stato del mondo interno dei genitori con il rischio continuo di smarrire una delle due identificazioni, quella di genitore e quella di figlio.
Un argomento interessante e per certi versi poco esplorato viene affrontato da rita Corsa e Gabriela Gabbriellini. Le Autrici affrontano il problema del particolare rapporto mente corpo che si pone nel campo analitico quando l’analista si ammala ed il suo corpo si carica di sofferenza. s’interrogano sulle peculiarità di un’analisi che scaturisce da un analista la cui soggettività somatica, elemento costitutivo fondante della sua identità, si confronta con il senso di fragilità e di caducità che la malattia veicola con sé. L’asse identitario narcisistico rischia di subire incrinature e mutilazioni, che possono interferire pesantemente nel contratto analitico e nei processi relazionali di campo. transitando attraverso il materiale onirico offerto dai sogni incrociati dell’analista e dell’analizzando, le Autrici cercano di far luce sul funzionamento somatopsichico della coppia analitica, che conduce in territori intimi e misteriosi, dove può essere attivata una reciproca trasmissione tra il corpo e la mente, e viceversa. i sogni incrociati dimostrano le incertezze identitarie manifestate dall’analista affetto da malattia, ma evidenziano anche le risorse relazionali che servono a rivitalizzare l’identità analitica e a garantire la sopravvivenza della coppia e il rinnovo del pensiero creativo.
La seconda parte del numero è invece costituita dall’ampio resoconto di un convegno tenutosi a Firenze nello scorso febbraio e che ha affrontato uno degli argomenti più interessanti della speculazione psicoanalitica: come nascono la vita psichica ed il sé. Pensiamo perciò di fare cosa gradita ai nostri lettori, pubblicando per esteso gli interventi presentati in occasione del seminario fiorentino “inter-associazioni” sul tema della Nascita della vita psichica e del Sé.
Il contributo centrale di Anne Alvarez, psicoterapeuta di rinomanza internazionale e autrice d’importanti lavori sull’autismo, coniuga l’originalità della riflessione clinica con l’apertura agli apporti derivanti dalle ricerche di psicologia evolutiva e neuroscientifica; Alvarez ci guida in una sottile e appassionante ricerca su come anche pazienti gravemente disturbati possano sviluppare un “senso di essere persona”, scoprendo o riscoprendo la vita psichica, attraverso i significati attribuiti all’interazione con l’Altro; gli esempi clinici illustrano come “cominciare a vivere” implichi sempre una relazione interpersonale.
Un ampliamento dell’argomento è proposto da Paolo Meucci, il cui testo ricapitola molto utilmente le varie teorie della mente che si sono succedute da Freud in poi, ripercorrendo pertanto le idee della Klein e di Bion. Anche la Alvarez si inserisce con le sue teorie che però – Meucci ce lo fa notare all’i-nizio del suo scritto – servono solo se riescono a “curare”. il suo approccio per certi aspetti pragmatico emerge bene da ciò che lei disse qualche anno fa in una relazione presentata a Firenze: le veniva chiesto se le modalità di lavoro da lei utilizzate con i bambini autistici potessero essere definite psicoanalitiche, la sua risposta fu che non se ne preoccupava, nella misura in cui funzionavano.il commento di Luigia Cresti propone un allargamento della discussione sui processi di formazione e sviluppo del sé, accennando alle implicazioni teoriche molteplici e controverse che tale nozione contiene, ma soprattutto cercando di illustrare i primi segni del manifestarsi della vita psichica attraverso un approccio “sul campo” basato sull’osservazione diretta: i flash osservativi presentati illustrano in maniera viva ed efficace come ogni bambino abbia bisogno di incontrare fin dall’inizio una “live company”, cioè oggetti rispondenti e interessati, capaci di provare gioia nell’incontro.
Uno spazio consistente è dedicato in questo numero anche ai resoconti di Congressi e Convegni. Il report di Valentina Denti sul seminario pisano con Antonino Ferro, Curare con la psicoanalisi, del 2 aprile 2011, offre una sintesi dettagliata dei temi affrontati durante la giornata di riflessione, nonché un’eco dell’esperienza emozionale e del clima d’innovazione che hanno caratterizzato l’incontro. Per discutere i “Fattori terapeutici in Psicoanalisi” Antonino Ferro ha dedicato un ampio spazio al racconto spontaneo di esperienze cliniche, umane e letterarie, per poi riflettere sul materiale e operare le generalizzazioni teoriche necessarie a cogliere i principali fattori terapeutici.segue il resoconto di Antonella Lumachi sull’importante giornata milanese del 21 maggio 2011, che ha visto otto qualificate scuole di specializzazione in psicoterapia ad indirizzo psicoanalitico darsi appuntamento per dialogare con i giovani laureati, alle prese con la scelta di una scuola di specializzazione, sul tema del “Perché la formazione psicoanalitica oggi”. Infatti due anni fa circa, un gruppo di lavoro informale si è costituito spontaneamente sulla base di un desiderio comune: mettersi insieme per ripensare insieme le ragioni di una scelta professionale, fatta a suo tempo, e comunicare oggi le ragioni della stessa scelta a quei giovani che si affacciano sul mondo del lavoro. tali ragioni di scelta sono emerse in una risposta corale che ha approfondito le molte parti del sapere e della pratica psicoanalitica, che sembra aver soddisfatto la platea e tutto il gruppo organizzativo.
Per la sezione dedicata alle Recensioni, proponiamo il commento di Valentina Denti sul libro di Giorgia Cozza, Quando l’attesa si interrompe. Riflessioni e testimonianze sulla perdita prenatale. L’Autrice affronta il tema della perdita prenatale e perinatale, offrendo sia una dettagliata conoscenza del problema concreto che un valido aiuto nella comprensione delle implicazioni psicologiche dell’esperienza di perdita.
Seguono le Segnalazioni bibliografiche sul libro di Danièle Brun Mères majuscules e sul volume di Eric R. Kandel Alla ricerca della Memoria.
il consueto Notiziario dell’Associazione offre infine uno schema sintetico dell’attività seminariale dello scorso anno e degli incontri scientifici previsti per i mesi futuri.
1  Questo numero è stato curato da Valentina Denti, Andrea Friscelli ed Elisa Larini.

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