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Questo numero di Contrappunto ècomposto da due parti. Nella prima vengono proposti due articoli di argomento clinico: Le depressioni materne nel periodo perinatale di M. Bydlowski e Il difficile rapporto tra lavoro e psicoanalisi: qualche nota al proposito di A. Friscelli.
La relazione di Bydlowski, che qui pubblichiamo nella traduzione italiana a cura di L. Cresti e L. Mori, èstata presentata al Seminario su Maternitàe disagio psichico, svoltosi a Firenze nel settembre 2010 ed organizzato dal Servizio di Salute Mentale Infanzia e Adolescenza dell’ASL di Firenze-SudEst in collaborazione con l’A.F.P.P.. L’autrice, Monique Bydlowski, esponente di spicco della cosiddetta “scuola francese di psicoanalisi perinatale”, èmolto nota anche in Italia per la sua partecipazione a svariati congressi e convegni sul tema della maternità e per i suoi due libri: Il debito di vita. I segreti della filiazione (Quattroventi, 2000) e Sognare un figlio. L’esperienza interiore della maternità(Pendragon, 2004).
Le depressioni materne nel periodo perinatale èun contributo importante nel quale l’autrice ci descrive le depressioni materne in una prospettiva articolata: dalla storia della psicopatologia ai dati epidemiologici, dai fattori sociali a quelli intrapsichici, presentandoci i diversi tipi di depressione post-natale e le prospettive terapeutiche.
Bydlowski sottolinea l’importanza del riconoscimento e della cura della depressione materna perinatale, a causa delle ripercussioni che ha lo stato mentale materno sulle interazioni precoci che la madre sviluppa con il suo bambino.
Nell’articolo Il difficile rapporto tra lavoro e psicoanalisi: qualche nota al proposito A. Friscelli osserva che, laddove la psicoanalisi ha sviluppato molte riflessioni sulla capacitàdi amare, diversamente sulla capacitàdi lavorare e sul lavoro in generale non si П molto esercitata e poco ha prodotto; come se sul fare pesasse una sorta di maledizione psicoanalitica. Rivedendo la letteratura sul concetto di lavoro in psicoanalisi, Friscelli si sofferma su Elliott Jaques e sulla sua affermazione che ogni lavoro ècreativo e ogni creativitàèlavoro e contiene una attivitàprescrittiva ed una discrezionale. Questa premessa per arrivare alla questione per lui interessante e alla quale cerca di rispondere: il lavoro puòdi per sérappresentare un elemento di aiuto terapeutico in situazioni in cui personalitàfragili o decostruite se ne possano giovare come di un rinforzo identitario e di conoscenza di sé
La seconda parte del numero èinteramente dedicata alle relazioni presentate al Seminario Voci dal continente d’ombra. Contributi di psicoanalisi, storia, etica, al femminile che si ètenuto a Firenze presso la sede della nostra Associazione il 17 aprile 2010.
In quel Seminario èintervenuta anche Patrizia Guarnieri, docente di Storia Contemporanea alla Facoltàdi Psicologia dell’Universitàdi Firenze, che ha presentato il libro da lei curato: In scienza e coscienza. Maternità nascite e aborti tra esperienze e bioetica.
Come si legge nella bella introduzione di Cristina Pratesi, il Seminario ha suscitato diversi interrogativi: cosa c’entra con la psicoterapia psicoanalitica un libro militante, che affronta temi all’apparenza piùsociali, scelte in scienza e coscienza? In virtùdi cosa questi argomenti possono essere collegati alle riflessioni sul lavoro e sulla vita di Parthenope Bion e di Luciana Nissim Momigliano? Perchésottolineare la fondamentale necessitàproprio di un contributo femminile al fine di integrare e completare la nostra conoscenza?
Riflettendo su tali interrogativi, i curatori, in una sorta di aprè coup, hanno individuato il filo che lega i diversi argomenti trattati: èil fil rouge della relazione di cura, in qualunque campo essa sia, il filo dell’etica della cura, dell’etica della responsabilità
In controtendenza rispetto alla professionalizzazione, alla medicalizzazione e alla decontestualizzazione della nostra pratica rispetto alla vita sociale, il seminario èanimato da uno spirito di accoglimento della pluralitàe della diversità della storia sociale e di quella personale. Non a caso, ci dice Cristina Pratesi, il tema dell’incontro èstato concepito sotto l’egida di Storia delle Idee, disciplina fondamentale nella nostra scuola.
I primi due articoli riguardano due donne di grande coraggio e onestàintellettuale: Parthenope Bion e Luciana Nissim Momigliano, raccontate con grande emozione, nella loro storia personale e scientifica, rispettivamente da Vittorio Biotti e Roberta Pisa.
Nei territori dell’etica: un ricordo di Parthenope Bion èil titolo dell’appassionato e appassionante articolo di V. Biotti che ripercorre il rapporto di Parthenope con Bion non solo autore di ardua complessità ma anche padre altrettanto complesso. Il lascito, l’ereditàdel padre hanno per lei un valore immenso, ben aldilàdegli aspetti teoretici e di storia della cultura psicoanalitica, ma Parthenope non è“sacerdotessa” del pensiero del padre, ne èinterprete attiva e autentica. Biotti ricorda il suo contributo insostituibile alla conoscenza, alla comprensione, alla elaborazione del pensiero di Bion, in Italia e nel mondo, nella organizzazione di seminari e convegni, e soprattutto nell’attivitàdi traduzione e di edizione dei lavori inediti dell’ultimo Bion, in Italia e in Inghilterra.
L’autore illustra la profonda coerenza di Parthenope nella costante sottolineatura dei temi dell’etica ed èin questo territorio che rintraccia dei leitmotiv nei suoi interessi scientifici e clinici e forse anche nella sua vicenda umana. In questo senso evidenzia e tratta tre nuclei di argomentazioni che sembrano riassumere i suoi percorsi di ricerca: l’etica della cura non solo nel rapporto terapeutico ma anche della responsabilitànel mondo “grande e terribile”; l’etica e il suo rapporto con la veritànel lavoro analitico; l’etica, infine, della memoria, del legame con il passato e la propria storia personale.
Roberta Pisa, docente di Storia delle Idee, oltre ad aver curato il Seminario, con la sua consueta sensibilitàverso la storia e la cultura in generale (sua èstata l’idea della Rubrica Ritagli di questa rivista), ci offre un ritratto commosso e vivace di Luciana Nissim Momigliano nell’articolo Il coraggio di essere psicoanalista. Ci narra la vita e la vitalitàdi una donna che ha attraversato il secolo nelle sue grandezze e nei suoi orrori: una coraggiosa ragazza con il vestito di seta bleu che èdiventata una decana della psicoanalisi, una militante della “scienza e coscienza”, la teorica di una tecnica psicoanalitica che non prescinde dalla soggettivitàdel terapeuta e del paziente, ma anzi la ricerca attivamente.
Nel lavoro su Il pensiero materno della cura, Isabella Lapi interrogandosi sulla relazione di cura, ci descrive un modello presente in modo trasversale nella filosofia, nella bioetica, in medicina, psicologia, e psicoanalisi. Si tratta di un modello che vede nella relazione madre-bambino l’archetipo di ogni relazione di cura. A partire dagli anni ‘80 emerge infatti un “vertice materno” in filosofia e in bioetica, e parallelamente (ri)emerge il “vertice materno” in psicoanalisi; in questi territori cosìdiversi, Isabella Lapi rintraccia assonanze, tratti comuni, linguaggi che sembrano tanto simili da poter individuare un 6 pensiero trasversale che intende la cura in senso materno. L’autrice ci avverte che queste teorizzazioni non sono direttamente sovrapponibili o utilizzabili ma che puòesserci, invece, un “dialogo” tra di esse, un’apertura verso territori nuovi di ricerca, ma non ancora un’acquisizione di certezze. Cosìla rêverie, concetto cardine del vertice materno in psicoanalisi, risuona anche nel vertice materno in etica e, insieme al concetto di empatia, ècostitutiva di quel pensiero trasversale che Lapi chiama appunto il pensiero materno della cura. Ad illustrazione del “vertice materno” in bioetica, l’autrice ci offre un ampio studio sul concetto di etica della cura secondo la prospettiva femminista, soffermandosi in particolare sulla teoria del “pensiero materno” della filosofa americana S. Ruddick. Per il “vertice materno” in psicoanalisi èpreso in esame il lavoro di Gina Ferrara Mori e Lina Generali Clements, nato dall’esperienza dell’Infant Observation. Vengono poi messe in luce le assonanze dei due vertici materni nell’esemplificazione del concetto integrato di rêverie di D. Vallino. Le consuete rubriche e il Notiziario dell’Associazione completano il numero.

* Questo numero èstato curato da Gianfranco Buonfiglio, Valentina Denti e Laura Scarpellini.

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